domenica 21 maggio 2017

Alien: Covenant - La recensione


L'equipaggio di una navicella coloniale, attirata da un pianeta sconosciuto, scopre un paradiso da esplorare, ma anche una minaccia fuori da ogni immaginazione.

Ecco arrivare nelle sale di tutto il Mondo il sequel di "Prometheus", il quale non aveva convinto pubblico e critica. E' andata meglio con "Alien: Covenant"? Decisamente e assolutamente sì!

Questo sci-fi/horror è l'anello mancante tra il prequel e il capolavoro originale, visto che combina concetti filosofici, poetici e impegnati a l'orrore schietto, diretto e sanguinoso. Dove, pero', "Prometheus" sparava a fatica troppo in alto, qui la parte più impegnata funziona meravigliosamente. 

Michael Fassbender è Walter
Si parla di creazione con diversi tipi di Creatori (interessante il paragone tra loro), ma anche di megalomania. Dove la sceneggiatura è prevedibile, sono questi dettagli più impegnati a far guadagnare smalto e bellezza al film. David e Walter, i due personaggi interpretati da Michael Fassbender, sono scritti in maniera sublime, così intrisi di poesia che hanno anche delle chicche come la citazione di Mary Shelley, scrittrice di "Frankenstein" e l'associazione a Wagner, il compositore megalomane per eccellenza. Le scene dei due androidi insieme sono splendide e molto interessanti.

Per quanto riguarda la componente più classica di "Alien", dopo un inizio noioso acquista sempre di più ritmo incollando lo spettatore alla sedia fino alla fine. Non mette paura, ma la tensione non manca con scene di morte splatter che sono goduria per i fans del genere. 


Visivamente spettacolare e suggestivo come solo il grande Ridley Scott sa fare, "Alien: Covenant" ha dalla sua parte anche un gran bel cast: Michael Fassbender si conferma il miglior attore della sua generazione così grandioso nella sua doppia performance che merita premi su premi, Katherine Waterston è ottima nei panni da protagonista femminile sia nelle scene drammatiche che in quelle d'azione ed è un piacere vedere l'eccellente Billy Crudup. Impeccabile anche il comprimariato come Danny McBride e Carmen Ejogo (Animali fantastici e dove trovarli). 

Katherine Waterston e Danny McBride
Ciliegina sulla torta sono la colonna sonora di Jed Kurzel, i costumi di Janty Yates e la scenografia. "Alien: Covenant" non è un film per maschi Alpha, ma è uno sci-fi/horror da gustare e guardare con la spina accesa. E' lontano dall'essere un capolavoro (la prevedibilità pesa), ma vicinissimo dall'essere un bellissimo film veramente gustoso. Per me è assolutamente sì!

VOTO: 8

Gianluca "Gian" Ercoli

mercoledì 10 maggio 2017

Song to Song - La recensione


Song to Song - La recensione



Finalmente arriva in sala dopo una lunga gestazione durata 4 anni Song to Song, film girato interamente ad Austin in Texas proprio nel 2012 e nel suo lungo percorso ha addirittura cambiato titolo diverse volte.

Terrence Malick aveva iniziato a pensare a questo progetto già dai tempi del suo Tree of Life per celebrare la sua città Austin, ormai divenuta famosa in tutto il mondo per l’intensa attività musicale che la contraddistingue da anni ed è teatro di uno dei festival rock più famosi l’Austin City Limits, che in realtà è stato utilizzato per riprendere dal vivo diversi musicisti che si sono concessi per dei simpatici e rinvigorenti cameo che riescono a smorzare l’atmosfera seria del film.

 Il regista texano ha voluto che i suoi personaggi ruotassero appunto attorno al mondo del rock di Austin e noi siamo accompagnati sin dall’inizio dalle loro voci narranti che ci introducono all’interno delle loro menti, nei loro pensieri, nelle loro motivazioni prima conosciamo Fay (Rooney Mara) una ex centralinista ora interessata ad esplorare le proprie possibilità di musicista attraverso una relazione con il ricco, affascinante e lucherino produttore discografico Cook (Michael Fassbender), i due ad un party conoscono un musicista in cerca di maggiore affermazione Bv (Ryan Gosling). Il loro all’inizio è rapporto prima di fratellanza, ma non è limpido a causa della relazioni sessuale e non solo tra Fay e Cook e dal nascente sentimento tra Fay e Bv, che ispirano a Cook sentimenti di frustrazione e invidia, ed allora il produttore casualmente conosce la cameriera Rhonda (Natalie Portman) con cui intesse una relazione romantica e con cui convolerà a nozze. Successivamente Bv conoscerà una donna più grande di lui Amanda (Cate Blanchett), Sì, Terrence Malick può far recitare una grande attrice in una parte secondaria! E solo lui riesce a farlo.
Terrence Malick aiutato dal geniale direttore della fotografia, il più volte premio Oscar Emmanuel Lubetzi dona a questo film dei colori bellissimi il blu, il rosa, con delle bellissime sfumature quasi pittoriche, vediamo degli stupendi primi piani dei bellissimi protagonisti, che per conoscersi e relazionarsi si toccano, usano il tatto per studiare il proprio ambiente, sono stati diretti e ripresi per essere spontanei quando si muovono, ridono sembra che stiano provando, la loro fisicità viene utilizzata per farli muovere liberamente nello spazio.. Ognuno a suo modo e come tutti noi sono persone in continua evoluzione che vediamo amare, lottare e soffrire e prendere decisioni alcuni con umanità, comprendendo il proprio ruolo nel mondo e le proprie responsabilità, altri dovranno prendere atto che i loro comportamenti hanno fatto soffrire proprio le persone più care.



Guardando Song to Song si ha l’impressione di vedere un film sensuale, vivo, originale di un geniale regista innamorato dei suoi interpreti e questo ci fa amare il prodotto finito nonostante qualche lungaggine eccessiva, ma a differenza degli ultimi film del regista americano abbiamo una soggetto delineato e una sceneggiatura vera e propria con un uso maggiore dei dialoghi, ma il film merita di essere visto ed apprezzato.  

Menzione di merito va senza dubbio alla partecipazione di Patti Smith che interpreta se stessa e narra a Fay la propria storia sentimentale con una sincerità commovente, proprio perché sappiamo che le sue parole sono vere e non frutto di finzione, la cantautrice americana è una sorta di guida emotiva per la giovane donna. 

VOTO: 7


Gina Carlini

venerdì 6 gennaio 2017

"Assassin's Creed" - La recensione


La Ubisoft è una società francese di sviluppo e produzione videogiochi di grande successo, che è stata da sempre interessata allo sviluppo di progetti volti alla trasposizione delle loro creature in film d’azione di grande impatto. Uno dei maggiori best seller Ubisoft è appunto Assassin’s Creed, gioco ispirato al romanzo di ambientazione iraniana del 1938 Alamut scritto dallo sloveno Vladimir Bartol. 

La società francese circa cinque anni fa decide di creare un film partendo dall’universo di Assassin’s Creed, ma formando una propria società di produzione, per avere la possibilità di mantenere un controllo sulla storia e sull’uso dei personaggi e decidono da subito di contattare Michael Fassbender per il due ruoli principali e l’attore diviene da subito interessato all’aspetto principale della vicenda ossia il concetto che nel nostro DNA sia scritta la storia la memoria di tutti i nostri antenati. 

Della scrittura del film prima viene incaricato Michael Lesslie, successivamente sostituito da Bill Collage e Adam Cooper e come succede quasi sempre in questi casi le sceneggiature rimaneggiate a più mani non riescono perfettamente, infatti il più grande neo di questo film lo dobbiamo allo sceneggiatura che non è riuscita ad essere fluida e non rende onore alle idee alla base del videogioco fornendoci molteplici elementi e soggetti senza approfondirli nella giusta maniera. Questo fa in modo che gli spettatori non giocatori si trovano a dover acquisire informazioni come dati di fatto senza apparente filo logico, percorso che riesce molto più facile agli spettatori / giocatori. 

I protagonisti sono due nel mondo moderno è Callum Lynch, che nel videogioco è chiamato Desmond Miles, mentre il suo antenato spagnolo è Aguilar de Nerha ossia Altair Ibn La - Ahad nel supporto ludico. Il film si apre nell’epoca moderna con Cal condannato a morte per iniezione letale, in quanto assassino, ma viene salvato dalla scienziata Sofia (Marion Cotillard) e viene informato di trovarsi nella società Abstergo che ha bisogno delle conoscenze e della memoria del suo antenato Aguilar, così viene costretto ad entrare nell’Animus, la macchina di realtà virtuale creata per poter accedere a questa memoria racchiusa nel DNA. Il protagonista si trova catapultato nel passato al tempo dell’Inquisizione spagnola e qui vediamo edotti sull’esistenza di due ordini da una parte i Templari che rappresentano il potere costituito e dall’altra parte gli Assassini che sono i rivoluzionari che tentano di preservare la libertà e il libero arbitrio delle persone. Questa è la lotta che Callum / Aguilar deve affrontate, il cast oltre a Marion Cotillard vede Jeremy Irons, Brendan Gleeson, Denis Menochet, Michael K. Williams, Ariane Labed e Charlotte Rampling

La non idoneità dello script viene aggravata appunto dalla presenza di un cast di questo livello a cui non viene data la possibilità di esprimersi adeguatamente. Ma speriamo che nei prossimi episodi di questo franchise le sceneggiature migliorino e rendano giustizia al plot di valore che è insito nel videogioco di partenza. 

Il vero punto di forza di Assassin’s Creed risiede nel virtuosismo e nel talento registico del regista australiano Justin Kurzel, che lavora per la seconda volta con Michael Fassbender dopo il pregevole Macbeth del 2015, il lavoro svolto è immenso in quanto riesce a gestire meravigliosamente tutte le scene di azione che ci trasportano soprattutto per quanto riguarda il passato a combattere ed a volare letteralmente con i personaggi e da rilevare è il famoso Leap of Faith di Aguilar realizzato dal grandissimo stunt man Damian Walters. Il protagonista Michael Fassbender in questo film da il meglio di se con il suo corpo scattante e muscoloso, sembra nato per la disciplina del parkour e delle arti marziali, questo devo dirlo è il suo ruolo più fisico. 


Altra menzione d’onore va alla fotografia di Adam Arkapaw che fa un lavoro eccezionale donando freddezza al presente e calore al passato con i suoi toni ocra e marrone, e devo fare i complimenti anche a Jed Kurzel che scrive una colonna sonora bellissima e consiglio vivamente di rimanere in sala dopo i titoli di coda per non perdere un pezzo musicale stupendo. 

Voto: 7,5

Gina Carlini